Stiamo vivendo un periodo di relativa calma nella nostra cittadina, rispetto ai primi mesi di quest’anno. In molti si chiedono se quello che sia successo sia stato il solito fuoco di paglia oppure sia l’inizio di un rinnovamento per Acri.

Una delle domande che ci viene posta di frequente è: “ma che fine farà l’ospedale?”.

Vediamo di dare qualche risposta, visto che chi è preposto a farlo se ne sta rinchiuso a palazzo Gencarelli facendo finta di niente, preso com’è a contare i voti in Consiglio e a far “quadrare” il bilancio.

Il nostro ospedale, esso è sempre sotto la spada di Damocle del decreto n.9 del commissario Scura, che nonostante abbia più volte affermato che sarebbe stato rivisto, nulla ha fatto per correggerlo. Anche dall’incontro istituzionale di facciata del 12 maggio scorso, tra amministratori locali e regionali, ovviamente non è stato redatto nessun atto correttivo, che è servito solo a buttare “fumo negli occhi” ai cittadini, con buona pace del nostro sindaco e  del  presidente Oliverio. Per tale motivo, insieme agli altri comitati degli ospedali montani (San Giovanni in Fiore, Serra San Bruno, e Soveria Mannelli), abbiamo costituito formalmente il Co.Mo.Cal., che ha dato mandato all’avv. Calzone del foro di Vibo Valentia di proporre l’istanza al Presidente della Repubblica, che poi verrà girata al TAR competente per impugnare il decreto n. 9 sulla riorganizzazione della rete ospedaliera calabrese, nella parte riguardante gli ospedali di montagna. Il ricorso nel merito è incentrato sulle incongruenze del piano di riordino che in modo sperequativo non tiene conto delle peculiarità delle diverse zone montane, della tempistica dell’emergenza, ma anche la mancata osservanza dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), nonché il depotenziamento ingiustificato dei presidi montani, a fronte di variazioni che non trovano nell’economicità i principi su cui si fondano i provvedimenti. Ogni comitato produrrà tutti gli elementi necessari che riguardano il proprio territorio e proprie specificità. Ci opporremo al taglio dei servizi di primo livello e chiederemo il ripristino dei reparti che funzionavano e che erano delle eccellenze nel nostro territorio. La memoria difensiva si baserà anche su sentenze già passate in giudicato, non ultime quelle che hanno interessato il Consiglio di Stato, sugli ospedali di Trebisacce e Praia a Mare.

Oliverio doveva essere ad Acri il 5 giugno per visitare l’ospedale di Acri e parlare della situazione di isolamento della nostra città. Doveva partecipare ad un incontro con gli operatori sanitari, i sindacati, e la popolazione, a cui doveva dare delle risposte. Già, ma quali risposte avrebbe potuto dare? Sappiamo tutti che il presidente Oliverio non ha quasi nessun potere decisionale in materia sanitaria, se non quello di opporsi ai decreti del commissario Scura impugnandoli in sede

giudiziale. La sanità è gestita in nome e per conto del ministero e solo ad esso risponde non certo alla popolazione. Per tale motivo ogni raccomandazione o promessa di sorta lasciano il tempo che trovano. In una nota laconica il PD locale di Acri ci annuncia che la riunione è spostata a “data da destinarsi”, come il vecchio adagio “Campa cavallo, che l’erba cresce!”. Intanto il decreto commissariale n. 9 è già operativo con tutte le conseguenze che comporta. I soldi per completare i due pezzi di strada che non vanno da nessuna parte, sono stati stanziati (?) ma i lavori sono sempre fermi, anche per effetto delle beghe legali tra la Provincia (che era presieduta sempre da Oliverio) e la ditte appaltanti, un’altra promessa mantenuta complimenti!

La verità è che in questo momento ad Acri c’è molto fermento. Molti chiedono e vogliono di diritto un cambiamento, di tipo morale  ma  anche culturale. Siamo contenti che finalmente i nostri concittadini abbiano la consapevolezza del proprio ruolo che è quello di essere garante della democrazia, con il suo controllo costante sui propri amministratori, a tutti i livelli. Pensiamo di avere contribuito attivamente al risveglio dell’orgoglio acrese, e siamo contenti che altri comitati nascano per portare avanti le prerogative della  popolazione e difendere il bene comune, ma ancora è troppo poco…

Firmato: “Libera Associazione Cittadini Acresi”