Libera Associazione Cittadini Acresi

Sito della Libera Associzione Cittadini Acresi

Acqua santa, acqua benedetta…

Viene da dire agli acresi aprendo il rubinetto,vedendolo tristemente inerme! Poi, ognuno a modo proprio aggiunge altre “osservazioni” personali, ma queste è meglio non riferirle!

Chi ora ha qualche capello bianco ricorderà sicuramente la conquista, qualche decennio orsono, di avere l’acqua corrente nelle case, oggi, nell’anno 2020, sono ancora molti i cittadini devono fare i conti con la mancanza del prezioso liquido, nonostante i progressi e i sacrifici compiuti da chi ci ha preceduto: una vera e propria involuzione.

Molti cittadini sono stati costretti ad installare, a proprie spese, delle cisterne per avere un po’ d’acqua, non da bere ovviamente, ma solo per uso quotidiano.

Cambiano le amministrazioni, ma quello che non cambia sono i disservizi legati all’erogazione dell’acqua, anzi sono peggiorate con il passare degli anni. Per contraltare riscontriamo un aumento regolare delle tariffe, come si può facilmente evincere consultando le delibere di consiglio comunale.

Interrogato su un tale fenomeno, il sindaco Capalbo,non trova meglio che spiegarlo con “motivazioni” di carattere normativo. Il Primo Cittadino dimentica forse che non siamo in tribunale, questa è la realtà, è la vita delle persone. Dal rubinetto non esce nulla. Al posto di acqua pulita e potabile, solo aria!.

Che fine ha fatto il tanto declamato finanziamento di oltre 2 milioni di euro per il rifacimento della rete idrica, che ogni tanto il Sindaco tira magicamente fuori, del quale non è stato speso un solo centesimo di cui se n’è perso traccia? Non sappiamo se e come verrà speso, visto che da una stima di massima, per rifare l’intera rete idrica cittadina, ci vorrebbe almeno il triplo dell’importo stanziato. Ci auguriamo che non si faccia come i soldi per l’asfalto, posato in alcune zone, mentre in altre ancora i cittadini ancora aspettano, cercando di evitare le buche!

Intanto,ancoranon esiste una mappatura accurata della rete idrica, né unagestione corretta dei pozzi, pagati e scavati con fondi comunali. Parrebbe, anche che alcuni di questi pozzi non siano più nella disponibilità del Comune, perché requisiti abusivamente da privati.

Eppure, oltre 4 anni fa, l’attuale Sindaco aveva abbracciato la causa dei cittadini esasperati dai continui disservizi,ma sembra che,una volta oltrepassata la soglia di palazzo Gencarelli, i buoni propositi si siano dissolti nel volgere di un rimpasto di giunta e l’altro.

Allora ci chiediamo: qual è lo scopo di una amministrazione, quello di migliorare le condizioni di vivibilità di un territorio oppure di gestire l’ordinaria amministrazione? Nel secondo caso, farebbe sicuramente meglio un commissario prefettizio.

In considerazione del fatto che non usufruiamopienamente del servizio idrico,tanto varrebbe non pagare le bollette che ci vengono recapitate di anno in anno, per il disservizio accertato. La LACA possiede una corposa documentazione sul tema, che mettiamo volentieri a disposizione di chiunquevoglia il pieno rispetto delle clausole contrattuali.

Tempo addietro avevamo chiesto all’assessore al ramo, avv. Abbruzzese (da notare un avvocato con delega al Bilancio!), di motivare la quota fissadi €26 posta su ogni contatore (importo fisso da 4 anni a questa parte), ma mai richiesta fu tanto vana.Come vengono impiegati i soldi per la manutenzione? Domande che restano senza spiegazione, come rimangonosenza spiegazione gli aumenti delle tariffe del servizio idrico,costanti di anno in anno.

Altra nota dolente è da ascrivere alla Sorical, il“carrozzone regionale”, ora in liquidazione, che non eroga pienamente il servizio richiesto ai cittadini,tanto nel periodo estivo quantoin quello invernale, con le motivazioni più disparate. Ci risulta che gli uffici competenti trasmettono i corrispettivi alla Sorical, anche in presenza di disservizi imputabili alla stessa società.

Il sindaco Capalbo dovrebbe alzare la voce verso i responsabili regionali, ancor più in considerazione del fatto che lo stesso fa parte della altrettanto triste Autorità Idrica della Calabria (AIC), mai decollata. Il Sindaco, deve difendere gli interessi degli acresi, invece di attaccarli solo perché protestano per la mancanza d’acqua dalle loro case, un disservizio che va avanti ormai da diversi anni e che in questi tre anni e mezzo di amministrazione è peggiorato. VERGOGNA! DIMETTETEVI!.

Corsi e ricorsi storici

Ogni tanto, in periodi particolari, constatiamo che la politica si ricorda che esiste un problema sanitario ad Acri. Per noi, invece, che ci stiamo occupando del rilancio del nosocomio acrese da oltre 6 anni, vedere un tale sciacallaggio mediatico, da parte di chi ha adottato pedissequamente un modello di malapolitica, incapace di cogliere le istanze dei cittadini, fa davvero ribrezzo. Per questo, da semplici cittadini ci stiamo chiedendo cosa sta facendo realmente la politica locale per l’ospedale, oltre alle solite passerelle. Ad oggi constatiamo che ufficialmente non esiste un assessore alla sanità, poiché il Sindaco ha avocato a se la delega. Come mai questa delega così importante non è stata assegnata ad una personalità di spicco, un tecnico, un medico, un operatore sanitario, ma trattenuta dallo stesso sindaco? Non esisterà forse un assessore occulto, che lavora con “umiltà” nell’ ombra. In 3 anni e mezzo, quali sono state le migliorie apportate al nostro nosocomio? Verifichiamo che ancora la chirurgia è ferma al palo, ferme il servizio TAC e la risonanza magnetica, quest’ultima inaugurata in pompa magna, della Lungodegenza nemmeno l’ombra, del primario in Medicina nulla. Poi, c’è stato riferito che si verificano episodi legati all’erogazione di prestazioni sanitarie su interessamento di qualche operatore sanitario, che pare faccia il bello e il cattivo tempo all’interno dell’ospedale.  Tutto questo nel silenzio di chi invece dovrebbe controllare, in primis il responsabile sanitario Dott. Cozzolino, appena reintegrato. Non siamo soliti dare adito alle voci che aleggiano sull’operato amministrativo del P.O. di Acri, ma forse la Procura della Repubblica potrebbe indagare per verificare cosa effettivamente accade, e se ci sono delle possibili anomalie. Come cittadini siamo stanchi e nauseati, soprattutto adesso che, per effetto del pandemia legata al coronavirus, siamo confinati in casa, senza possibilità curarci in maniera adeguata perché il nostro ospedale è stato depauperato in maniera sconsiderata. Adesso apprendiamo che si vuole andare a Roma, a protestare. Una delegazione di sindaci vuole portare il disagio di un comprensorio all’attenzione del ministro Speranza. Diciamo, meglio tardi che mai!  La LACA abbracciò questa iniziativa ad ottobre dello scorso anno, infatti una delegazione del direttivo la propose al Sindaco, che bene ricorderà, che gli avevamo esposto che saremmo stati disposti ad andare anche in piena emergenza coronavirus, con le dovute precauzioni ovviamente, con il Sindaco a capo di una delegazione di cittadini arrabbiati. Si propose, anche, di organizzare attraverso l’ANCI una carovana di pullman, diretta a Roma, per protestare sotto al ministero della Sanità. A parte le solite promesse, fingendo di sposare la causa, il tutto si risolse nell’assordante silenzio in cui ci ha abituato questa Amministrazione. Adesso si ripropongono a proprio beneficio elettorale idee non proprie, portate avanti per la propria visibilità. Vergogna, dimettetevi!!!  Da cittadini ci chiediamo: la politica deve rispondere ai cittadini oppure forse ad un comitato d’affari che opera solo per se stesso?.

Ora ci rivolgiamo ai nostri concittadini, anche loro stanchi di questi giochi di potere e delle prese in giro. E’ ora di far valere i propri diritti. E’ ora di alzare la voce. Da quando siamo nati come associazione, il nostro motto è sempre stato “chi non protesta non ha il diritto di lamentarsi!”.

Covid, la Laca raccoglie richieste di sgravi fiscali

La Libera Associazione Cittadini Acresi, con sede in Acri alla via Giorgio De Chirico n° 61, porta a conoscenza della cittadinanza che, alla luce della passata e presenteemergenzadovuta all’epidemia da Covid-19, e per effetto dell’emanazione della zona rossa per la Calabria a partire dal 5 novembre, sta avviando una campagna di richieste di sgravi fiscali inerente tasse ed oneri comunali, oltre a richiedere aiuti economici presso la Regione e/o il Governo Nazionale, per le attività commerciali ed i cittadini messi in difficoltà dalla pandemia. Si fa presente pertanto che tutti i cittadini e le attività commerciali, che stanno subendo disagio economico dovuto al fenomeno pandemico, si possono rivolgere al presidente dell’associazione, signor Vincenzo Toscano, oppure scrivendo alla casella di posta elettronica laca.acri@gmail.com. Gli interessati dovranno far pervenire entro il termine del 15 novembre prossimo una comunicazione per iscritto, in modo da poter formulare una richiesta univoca da inoltrare ai rispettivi enti amministrativi.

A munnizza, benimia!

La gestione del ciclo dei rifiuti è sempre stato un rebus per le amministrazioni pubbliche. In primis la Regione,che dopo la riforma del Titolo V della Costituzione (2001),alla quale spetta l’organizzazione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, che ormai agisce da oltre 30 anni in situazione emergenziale senza una chiara strategia e con un piano rifiuti che è risultato assolutamente fallimentare: vedi la creazione dell’ATO, degli ARO e l’individuazione dei siti per la realizzazione dei cosiddetti ecodistretti.Con la rimodulazione delle tariffe da parte della regione, a dicembre 2019 (giunta Oliverio), i comuni virtuosi come Acri, hanno subito una vera è propria stangata. In secondo luogo i comuni, che comunque possono con una certa autonomia organizzare. Abbiamo poi, discariche pubbliche quasi tutte chiuse e con discariche gestite da privati, senza nessuna trasparenza, che fanno spesso il bello ed il cattivo tempo. In tutto questo si inserisce la criminalità organizzata. E’ indubbio il fatto che il business della spazzatura, come anche lo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi (vedi terra dei fuochi), è oro per le eco mafie: si vedano anche i roghi di origine dolosa scoppiati a distanza di poco tempo presso impianti per il trattamento dei rifiuti. Ma qual è la situazione nella nostra città?Ad Acri la RD è partita nel febbraio 2015, dopo che l’azienda E-log ha vinto l’appalto (unica partecipante tra l’altro), arrivando a regime nel maggio dello stesso anno. La maggioranza degli acresi ha dimostrato maturità, rispondendo bene, a questo servizio, segno che se i cittadini vengono messi nelle giuste condizioni le cose funzionano. Già allora però, avevamo sollevato delle perplessità alla giunta Tenuta, soprattutto riguardo al numero di utenze (domestiche e non domestiche) che non corrispondevano alla realtà, e che provocava un aumento della tariffa per lo smaltimento illegittima: il tempo ci ha dato ragione. Da capitolato d’appalto, la E-log doveva raggiungere il 50% di raccolta differenziata dopo sei mesi ed il 65% dopo un anno dall’avvio del servizio. Percentuali che riesce quasi a toccare, ed alla quale non vengono chieste le penali per il mancato raggiungimento degli obiettivi, pari all’1% dell’importo di aggiudicazione per ogni unità percentuale inferiore al 65%, ma facciamo finta di sorvolare. Dopo 3 anni, tra altri e bassi, con una gestione non proprio trasparente del servizio, con la percentuale di RD che si attesta sempre (casualmente?) intorno al 65%, l’azienda riceve un interdittiva(poi successivamente ritirata) nel gennaio 2019, con conseguente revoca ed affido diretto ad un’altra ditta, la Ecoross. Veniamo ai giorni nostri. La stessa Ecorosssi è aggiudicata nel frattempo il nuovo bando (dicembre 2019).

Ci poniamo allora alcune domande purtroppo rimangono ancora senza risposta:

Come mai il calendariodella raccolta differenziata è ormai un lontano ricordo? Le spiegazioni alla “supercazzolaprematurata” dell’assessore all’ambiente Franca Sposato, non convincono noi cittadini alle prese con il controllare giornalmente le comunicazione dell’ufficio comunale preposto e a tenersi la “munnizza” a casa anche per 10 giorni di fila. Ciò potrebbe configurarsi come interruzione del servizio, come da art. 35 regolamento comunale I.U.C..

Altra domanda che sorge spontanea: come mai nei giorni festivi i rifiuti non vengono raccolti? Forse perché la ditta affidataria utilizza meno personale di quanto necessario oppure perché non vuole pagare gli straordinari per i festivi? Alla luce della normativa sulla sicurezza, gli operatori lavorano in condizioni ottimali? Sono previsti 2 operatori per ogni mezzo?

Ed ancora: come mai le percentuali di RD si attestano intorno al 65% da 5 anni a questa parte? Si sa che per avere un risparmio per le tasche dei cittadini la percentuale di indifferenziato dovrebbe essere ridotto al minimo, come anche la parte umida (organico), che paghiamo profumatamente. In 3 anni e mezzo di amministrazione Capalbo, non è stato fatto nulla per ridurre le tariffe, che invece aumentano in media di quasi il 20%. La bravura di una amministrazione si vede da questo, altrimenti tiriamo solo a campare.Continuiamo: quali controlli esercita il Comune sulla ditta appaltante per il rispetto delle norme? Da bando di gara sono previste conferenze con la popolazione, campagne di informazione, monitoraggio del servizio, pubblicazione costante dei risultati.

Perché è stato concesso l’utilizzo della Sale delle Colonne di palazzo Sanseverino-Falcone, spazio pubblico in un immobile storico e di pregio, vietato per altri eventi, alla Ecoross a mò di magazzino, anche se provvisorio? Non è forse la ditta appaltatrice a dover provvedere, in autonomia, a reperire gli spazi. Su questo gli assessori al ramo (il duo Bonacci-Sposato) sembrano in bambola, come un po’ tutto l’amministrazione comunale. Come al solito i cittadini pagano le conseguenze di tanta improvvisazione.

Perché è stata liquidata un’anticipazione di spesa a “Calabria Maceri e Servizi SpA”, con determina n. 106 del 25/09/2020, del responsabile del settore, ing. Notte, la cifra di €306.811,04 come imposto dalla delibera di giunta n. 75 del 19/08/2020 che ratifica la convenzione tra comune di Acri e Calabria Maceri? Chi controlla che le tonnellate conferite presso l’impianto corrisponda davvero a quello attestato dall’impianto di riciclaggio? Non sarebbe forse meglio attrezzarsi per pesare i camion ad Acri per avere poi un riscontro sulle reali entità del servizio?

Ci è stato infine segnalato, che il deposito dei mezzi della Ecoross ha subito 2 incendi negli ultimi 4 mesi, chiediamo alle autorità se è vera questa circostanza.Non vogliamo dilungarci oltre con altre domande che con ogni probabilità rimarrebbero senza risposta, vogliamo solamente dire che siamo ormai stufi di avere a che fare con tanta incompetenza e mancanza di trasparenza!

PS: L’Organismo Straordinario di Liquidazione vorrebbe cercare di incassare i tributi fino al 2016, sarà un autunno caldo…

Link ISPRA

Caro Estinto dove ti colloco? La gestione emergenziale dei cimiteri acresi.

La LACA come ormai è risaputo è al servizio della cittadinanza, la quale raccoglie le sue istanze e della quale si fa portavoce delle varie criticità che la nostra comunità deve affrontare quotidianamente. Criticità e problemi che a volte si trascinano da anni senza che nessuna amministrazione vi ponga rimedio. Durante questi mesi interessati dal blocco dovuto all’emergenza Coronavirus, e durante l’estate, siamo stati in attesa, ma non siamo stati mai con le mani in mano.

In questo periodo, infatti, abbiamo raccolto la voce dei nostri concittadini che ci hanno sottoposto innumerevoli lamentele, riguardo gli ambiti più disparati. Nel contempo abbiamo cercato di sollecitare l’attuale Amministrazione comunale, cercando di collaborare fattivamente con essa esponendo problemi e proponendo in diversi casi soluzioni percorribili. Purtroppo, ci duole ammettere che l’Amministrazione comunale si è dimostrata cieca e sorda ad ogni richiesta. Il mese di settembre si avvia alla fine, e la mala gestione della cosa pubblica sta venendo fuori in tutta la sua recrudescenza. Sarà forse che gran parte della gestione politica-amministrativa è demandata quasi totalmente ad un unico, solerte ed onnisciente amministratore, che spazia dal campo artistico culturale a quello dei lavori pubblici, allora per forza di cose qualcosa si tralascia.

Partiamo da oggi con questo comunicato, il primo di una lunga serie, mettendo all’attenzione dell’Amministrazione e dei nostri concittadini, che non ne sono al corrente, una serie di problematiche che si verificano puntualmente nei nostri cimiteri.

Il primo aspetto che ci preme sottolineare è sicuramente l’endemica carenza di posti per i nostri cari defunti, che ciclicamente si presenta e che viene affrontata dall’Amministrazione sempre in modo emergenziale. Tale modus operandi sinceramente non lo capiamo. Come non capiamo perché si obblighi i cittadini ad usufruire di un servizio (elettrico) al quale, come tutti i servizi, si aderisce in modo libero e volontario.

Com’è facilmente verificabile, apprendiamo da una serie di delibere del responsabile del settore Lavori pubblici del comune di Acri, che la somma stanziata per i cimiteri presenti sul territorio è di euro 585.839,61 (cinquecento ottantacinque mila ottocento trentanove mila euro), di tale somma ne è stata appaltata, fino ad oggi, circa 63.022 euro poco più di un decimo. Di questi 22.347 euro per il cimitero di San Giacomo e La Mucone, ed il restante, euro 40.675 per quello di Acri, per il quale con questa somma, sono stati realizzati 32 loculi, con un costo unitario per la collettività a loculo di euro 1.271, coperti solo in parte dal prezzo di vendita per singolo loculo richiesto di euro 1.200.

Alla luce di ciò non si capisce come mai l’Amministrazione debba affrontare il problema della carenza dei posti nei cimiteri in modo emergenziale pur avendo una disponibilità economica, di oltre 500 mila euro. Perché non si gestisce il problema in modo preventivo, sapendo che ai noi, nel territorio di Acri ci lasciano in media ogni anno circa 300 nostri cari concittadini, che hanno contribuito al benessere della nostra città e dell’Italia intera? Per queste ed altre ragioni di ordine morale e per i defunti che meritano una veloce e dignitosa sepoltura vi diciamo vergognatevi!!!!

Altra problematica relativa ai nostri cimiteri è il divieto di installazione di lampade votive autoalimentate da parte di privati cittadini sulle lapidi dei loro defunti. Abbiamo appreso questa notizia con sconcerto ed incredulità, abbiamo approfondito e ci siamo messi alla ricerca di una delibera di Consiglio Comunale che avallasse tale ordine, ma non ne abbiamo trovato, viceversa abbiamo trovato un provvedimento, a firma dell’Ing. Notte, responsabile di settore del Comune, che ordina e vieta l’installazione di quando si è detto. A nostro modo di vedere tale provvedimento è illegittimo perché in violazione all’art. 42 TUEL (testo unico degli enti locali), che sancisce le materie di competenza dei consigli comunali, comprese le concessioni dei servizi pubblici, pertanto una siffatta regola doveva essere espressa dal consiglio comunale e non da un funzionario. Ma ormai ci siamo abituati a questo ribaltamento delle competenze, così come ad esempio adottato per il ponte radio Telecom di Settarie, in cui, lo ricordiamo, un’azienda privata potrà installare un’antenna 5G senza che il Comune si sia opposto prendendo in giro la popolazione con scuse e comportamenti ridicoli. Stiamo valutando con dei cittadini, i quali si vogliono opporre a tale obbrobrio, cioè il non potere mettere un cero o una lampada votiva ai propri defunti, se non passando per la ditta concessionaria del servizio elettrico cimiteriale, di intraprendere un’azione legale, anche in sede penale per un possibile abuso di ufficio.

Cari amministratori vi suggeriamo di dimettervi, ne guadagnerete in dignità e farete un grande bene alla nostra Città.

Covid-19, ad Acri c’è sicurezza o no?

Risale a qualche giorno fa la consegna da parte di alcuni componenti della LACA, al pronto soccorso dell’Ospedale di Acri di tute di protezione per covid19. Non vogliamo ripercorrere quanto fatto in questi anni in favore del nosocomio acrese, non è nel costume delle LACA, ma vogliamo solo interrogarci e riflettere sul fatto che forse, se non fosse stato per le donazioni esterne all’azienda sanitaria, avremmo degli operatori sanitari in prima linea e privi degli idonei dispositivi di protezione individuale: altro che eroi, ma carne da macello in prima linea!

Siamo purtroppo giunti a questa amara conclusione perché dalla visita fatta qualche giorno fa, davanti al Pronto Soccorso di Acri, per la consegna della tute, ci siamo resi conto che non esiste uno standard nella dotazione dei presidi di protezione individuale, ma ogni operatore indossa qualcosa di diverso dall’altro e ci è sembrato che ognuno si arrangia come può. Ci chiediamo a questo punto, perché si verifica tale situazione, forse perché non arrivano presidi standardizzati da parte dall’Azienda Sanitaria? Se è così l’Azienda cosa aspetta? In qualità di datore di lavoro dovrebbe fornire i DPI, dispositivi di protezione individuale, adeguati alla situazione. Se così fosse ci troviamo difronte ad una disparità di trattamento senza eguali. Infatti, non sono gli uffici dell’ASP, facenti parte di una medesima Azienda Sanitaria, che si dovrebbero occupare per legge di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro?

E’ allora chi controlla i controllori, sempre solerti ad elevare verbali, giustamente, a chi non difende la salute dei propri lavoratori?

Cosa fanno, e dove sono gli RLS in qualità di rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori, cioè coloro che rappresentano e tutelano i diritti dei lavoratori nell’ambito della sicurezza sul lavoro all’interno dell’azienda?

Ricordiamo a chi di dovere che i DPI devono essere forniti dai datori di lavoro ai lavoratori per eseguire determinati lavori pericolosi in tutta sicurezza. Si tratta quindi una speciale attrezzatura che il lavoratore ha l’obbligo di indossare per proteggersi da eventuali rischi prima di iniziare le attività. L’uso dei DPI è previsto dalle norme per la sicurezza del lavoratore e devono quindi essere impiegati quando non vi sono sufficienti misure tecniche di prevenzione e i rischi non possono essere evitati. La scelta di questi dispositivi deve tenere conto di una serie di criteri indicati all’art.79 D.Lgs.81/08. Inoltre, il datore di lavoro o il dirigente, ai sensi dell’art. 18 c. 1 lett. D dello stesso decreto, deve fornire ai lavoratori i necessari e idonei dispositivi di protezione individuale, sentito il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e ora, con il D.Lgs. 81/08, il medico competente, pena la sanzione alternativa dell’arresto da 2 a 4 mesi o della ammenda da € 1.500 a € 6.000.

Lavorare in queste condizioni, se la nostra impressione fosse giusta, significa sottoporre chi lavora a rischi inutili e pericolosissimi, ed ingenerare nei lavoratori situazioni da stress di lavoro correlato che si ripercuotono sull’efficienza della prestazione sanitaria nonché sulla salute dei cittadini.

A questo punto, se ciò fosse vero, ci chiediamo perché pagare le tasse e stipendiare direttori generali con stipendi da capogiro, quando poi deve essere il volontariato organizzato o spontaneo a tutelare chi si espone a rischi, insiti del proprio lavoro, a beneficio di un intera collettività? A questo punto sarebbe certamente meglio formare un direttivo e autogestire il nostro nosocomio, faremo sicuramente di meglio e con meno sprechi e con maggiore tutela per chi vi lavora!

Ci domandiamo inoltre se ad oggi siano stati effettuati degli screening, agli operatori sanitari impegnati in prima linea nella lotta contro il covid-19, attraverso test sierologici, annunciati in Calabria ma già adottati da molte regioni italiane, nonché tamponi ove necessario. Nonostante apprezziamo il gesto dell’Amministrazione Comunale per aver fornito ottanta test sierologici per rilevare le immunoglobuline prodotte dal virus, ci si chiede questi sono sufficienti per la mappatura dei tutti gli operatori sanitari?

Tutto considerato, ci auguriamo che quando da noi ipotizzato sia soltanto una mera ipotesi legata ad una svista che ci ha portato alla determinazione di una ipotesi inverosimile fondata su di una impressione sbagliata. Comunque indagheremo per capire se questa nostra impressione sia vera oppure no, sempre in difesa di noi cittadini acresi, con la speranza di essere smentiti. Esortiamo anche l’Amministrazione Comunale e quindi il Sindaco, quale massima autorità in materia di igiene e profilassi sul territorio comunale, ad unirsi a noi nel verificare il rispetto della normativa vigente in tema di sicurezza.

Ospedale in allarme rosso

LACA: Ospedale – Allarme Rosso Lettera aperta a:

Al Persidente della Repubblica

Al Presidente del Consiglio dei Ministri

Al Ministro della Salute

Al Presidente della Regione Calabria

Al Prefetto della Provincia di Cosenza

Al Sindaco della Città di Acri

Al Presidente della Provincia di Cosenza

Alla Cittadinanza di Acri e dei Comuni Limitrofi

La situazione sanitaria del nostro comprensorio potrebbe essere modificata di giorno in giorno, vista l’emergenza che la nostra nazione sta affrontando in questo triste periodo. La “Libera Associazione Cittadini Acresi” che non ha mai avuto mire politico-amministrative, non è mai stata a favore di un’amministrazione e contraria ad un’altra, ma si è sempre posta a supporto di qualsiasi assise comunale, salvo poi evidenziare quelle criticità che nuocciono ad un intero comprensorio e darne a volte anche la soluzione. Il sodalizio LACA è fatto di cittadini volenterosi e che parlano per il bene del territorio. Quanto premesso, di quello che appresso si dirà, non se ne vuole fare nessuna speculazione (o polemica) visto il momento di emergenza che si sta affrontando, ma si vuole solo riflettere e ricordare a tutti, quanto può essere utile conservare sul nostro territorio quelle risorse e strutture acquisite in anni di lavoro e sacrifici e non mortificarle per scopi politico clientelari e personalistici. L’argomento sanità-ospedale la LACA lo ha portato e continua a portarlo avanti in modo strenuo, con la consapevolezza della fragilità del nostro comprensorio. Fragilità legata alla posizione geografica che non consente una viabilità scorrevole e sicura specie in inverno, fragilità legata al dissesto idrogeologico, frane e quant’altro possono isolare il nostro paese e quelli che fanno capo al nostro nosocomio, fragilità legata alla categorizzazione sismica del territorio di fascia 3, fragilità legata a questa nuova emergenza tanto da portare all’iniziativa, lodevolissima ed alla quale ci associamo, di raccogliere fondi per il nostro ospedale. La LACA dal canto suo impegnata in questa tematica delicata, come la sanità, da più di 5 anni, ha sempre ribadito che il nostro ospedale deve essere rilanciato in una nuova forma di organizzazione sanitaria. La nostra struttura Ospedaliera, gravata da tagli e interessi politico personalistici degli ultimi anni, è stata trascinata in un pantano e per cercare tirarla fuori avevamo invitato, affiancato, ed assicurato di dare supporto e consenso popolare all’attuale Sindaco e alla sua Amministrazione, ma anche alle procedenti, a portare avanti ed avere le idee chiare su come deve essere il nuovo modello di Ospedale. La città di Acri non può attendere ancora (la cittadella della salute per come viene intesa porterà alla chiusura totale dell’ospedale). Fu portato all’attenzione del Consiglio Comunale la nostra idea di ospedale in un contesto generale di sanità regionale, fu una voce inascoltata. Non paghi di ciò ci siamo fatti ricevere dal massimo organo sanitario della nostra regione, il generale Cotticelli commissario regionale alla sanità, abbiamo anche a questi esposto e consegnato il nostro progetto di ristrutturazione e rilancio sanitario ospedaliero, anche in questo caso parole al vento, nonostante le rassicurazioni. Oggi, alla luce di questa emergenza nazionale, con l’esodo massiccio di cittadini provenienti da altre regioni italiane, si rischia di avere un sistema SSR (Sistema Sanitario Regionale) al collasso in poco tempo. Per questa situazione di emergenza sanitaria nazionale il nostro ospedale offre tutte le caratteristiche che una struttura può dare, cioè spazi adeguati, locali idonei e personale preparato professionalmente, quindi si potrebbe allestire un eventuale reparto di pneumologia, di medicina generale allargata, o se necessario di posti letto di post-intensiva, per ricoveri e assistenza a pazienti con problematiche sanitarie respiratorie. Gli spazi del 3° piano possono essere adibiti a tale scopo, dando un aiuto notevole a fronteggiare l’emergenza, naturalmente deve essere allestito e reso funzionale con personale e strumentazioni. Ve erano anche altri locali eventualmente atti allo scopo emergenziale (il 2° piano e i locali dell’ex laboratorio analisi) che potevano essere messi a disposizione.  Purtroppo, però, le scelte politiche fatte qualche settimane addietro hanno fatto si che gli stessi venissero occupati in fretta e furia per dare ospitalità alla SAUB. Avevamo manifestato all’attuale amministrazione ed all’assessore alla sanità Le Pera, che in linea generale eravamo contrari a questo spostamento in virtù di un eventuale rilancio del nostro nosocomio, evidenziando che sicuramente i tempi per la ristrutturazione dell’originario edificio SAUB sarebbero stati lunghi, nonostante l’ottimismo dello stesso Assessore comunale alla Sanità. Avevamo inoltre ribadito che inserire degli ambulatori in un nosocomio non era logisticamente ed igienicamente corretto. L’ospedale è nato con quella configurazione dettata da precise normative legali e progettuali, ad uso per gli ospedali, e così doveva rimanere: a nostro avviso si è violata anche la legge con tale spostamento!!! Inoltre, ciliegina sulla torta, sono stati inseriti dei poliambulatori aperti al pubblico sopra una chirurgia e un complesso operatorio! Dulcis in fundo, nel dare celermente la disponibilità allo spostamento dei servizi della SAUB all’interno della struttura OSPEDALE, qualcuno non si è accorto che si sono occupati tutti i locali dell’ex laboratorio analisi, di fatto fermando per molto tempo i lavori per altri 4 posti reni in Dialisi per come previsto dall’atto aziendale dell’ASP. Chi ha deciso lo spostamento della SAUB non si è posto il problema che occupando anche gli spazi del 2° piano dell’Ospedale per uffici amministrativi, avrebbe preclusa la possibilità di allocare la Lungodegenza. E ancora per garantire maggiori spazi alla nuova sistemazione dei poliambulatori SAUB, si era tentato di spostare l’ambulatorio di Oncologia nella Radiologia, rilegandolo in uno spazio molto ristretto e non ottimale per queste prestazioni così delicate, tale decisione, è subito rientrata dopo l’intervento della LACA sollecitata dai concittadini. Crediamo fortemente che ci sono tutte le potenzialità per avere un nuovo ospedale riorganizzato e rimodulato nelle sue attività (Ospedale Spoke di Montagna) lo abbiamo detto, spiegato, portato a conoscenza di tutte le forze politiche (vedi consiglio comunale aperto, incontri avuti con la struttura commissariale, proposta portata sul tavolo della commissione sanità alla camera dei deputati con l’on. Sapia), non abbiamo avuto però nessun sostegno da parte di questa amministrazione comunale o di altre al rilancio dell’ospedale. Il nostro modello parte nella riapertura delle strutture piccole per sgravare l’HUB di Cosenza e gli altri centri provinciali di tutte quelle attività di media-bassa intensità di cura, soprattutto oggi con questa grave emergenza sanitaria nazionale, allo scopo, si può allestire un reparto con posti letto a sostegno del reparto di medicina per fronteggiare questa emergenza e collocarla al 3° piano. Noi abbiamo a cuore le sorti dell’Ospedale, altri fanno solo chiacchiere politiche e campanilistiche. Esortiamo l’amministrazione a portare avanti l’idea di rilancio del nostro nosocomio e di offrirlo al fine di specializzarlo in funzione dell’emergenza covid-19, noi siamo sempre pronti a dare supporto e scendere in campo, mobilitando, se necessario, anche la piazza, affianco a qualsiasi amministrazione voglia sposare le idee di rilancio e difesa del nostro comprensorio territoriale. Tutto questo nell’interesse di noi cittadini e degli amministratori passati, presenti e futuri, che anche loro sono cittadini e pagano lo stesso scotto di tutti, la LACA è sempre impegnata per i giusti diritti.

Acri li 12.03.2020

E noi paghiamo!

Dopo aver sopportato l’emergenza spazzatura negli anni 2013-14, dopo aver forse scongiurato la costruzione di un ecodistretto sul nostro territorio, dopo aver finalmente intrapreso la strada virtuosa della raccolta differenziata, ecco che è arrivata l’ennesima, preannunciata, emergenza rifiuti, figlia dell’incapacità della politica di programmare a lungo termine. I cittadini fanno quello che possono per affrontare questa ennesima piaga provocata da amministrazioni incompetenti sia a livello regionale che a livello comunale. Sono ormai oltre tre mesi che la raccolta differenziata avviene in maniera discontinua e parziale su tutto il territorio comunale. Il bando di appalto per la raccolta differenziata, che ha avuto una lunga gestazione, ha visto la Ecoross di Corigliano Rossano affidataria del servizio, ma attualmente non si capisce se l’azienda abbia iniziato ad operare oppure no, nessuna comunicazione giunge in questo senso dalla casa comunale. Intanto il costo per il servizio RSU non accenna a diminuire, e di conseguenza la tariffa per le utenze domestiche e non domestiche, causa appunto l’emergenza e i costi esorbitanti dello smaltimento della materie che andrebbero gestiti in Calabria ma che invece prendono la strada di altre regioni. Vogliamo inoltre evidenziare che siamo in piena fattispecie definita nel c.d. Decreto “Salva Italia“, ovvero quella norma che impone la decurtazione dell’80% per cento il servizio di raccolta rifiuti quanto questa non viene effettuata regolarmente quali che ne siano le cause. Per intenderci quella legge che ci consentì tra il 2013 e 2014 di ricorrere contro la Giunta Tenuta e quando anche gli Amministratori di oggi sfilarono insieme alla LACA sentendosi “indignati”, come cittadini, del disservizio della mancata raccolta dei rifiuti. Oggi si verifica un emergenza ancora più grave e nessuno ne parla! Ci chiediamo come cittadini, se la spazzatura i cittadini possiamo esporla con i mastelli presso le nostre abitazioni oppure possiamo portarla presso l’abitazione di qualche amministratore locale che provvederà a smaltirla nella maniera corretta. Siamo costretti a custodire presso le nostre abitazioni per settimane rifiuti di ogni sorta, dai pannolini all’indifferenziato e l’umido, e l’impossibilità di utilizzare l’umido anche per chi potrebbe utilizzarlo come concime. Le discariche selvagge, dovuta all’inciviltà e l’ignoranza di talune persone, crescono e si rinnovano a dismisura. Questo perché accanto ai cittadini comprensivi, al punto di trattenersi anche per un mese i propri rifiuti, ve ne sono altri senza scrupoli che abbandonano gli stessi nella tante discariche a macchia di leopardo presenti sul territorio. A tal proposito ci chiediamo che fine hanno fatto le fototrappole acquistate con i soldi di noi contribuenti. Perché oltre a quelle cinque consegnate ai Carabinieri Forestali, delle altre non si percepisce il risultato? Sarà forse per il fatto che sono visibili anche da un non vedente o forse perché, pare siano state acquistate senza batterie, o perché nessuno scarica i dati e le foto acquisite dalle schede di memoria? Ennesimo mistero della fede! Ribadiamo che la LACA si sta adoperando per far dichiarare il disservizio di raccolta rifiuti e chiedere la decurtazione dell’80% della tariffa, a prescindere se la mancata raccolta sia dovuta per problemi logistici, politici o amministrativi. Deve essere compito dell’Amministrazione e della ditta Appaltatrice trattenere i rifiuti in aree idonee in attesa di smaltimento, noi paghiamo il servizio per un arco temporale di 365 giorni annui, e come tale questo deve essere garantito. La LACA ha proposto da tempo all’attuale Amministrazione il proprio modello di raccolta dei rifiuti oltre ad indicare su basi legali l’eventuale uscita dall’ATO dei rifiuti, che allo stato attuale risulta essere un organismo sterile, inutile e mangia risorse. Come cittadini siamo stanchi di pagare anni di mala gestione della cosa pubblica.

Situazione tributi: la Tari 2014 e la latitanza delle istituzioni.

Comunicato stampa su situazione TARI 2014 OSL Amministrazione Acri

La “Libera Associazione Cittadini Acresi”, da quando è nata si è sempre distinta per l’impegno in favore della difesa i diritti dei cittadini. Come avevamo preannunciato stiamo provvedendo ad inoltrare all’Agenzia per la Riscossione (ex Equitalia), le richieste di sospensiva per le bollette TARI 2014. Continueremo a farlo per tutti quelli che vorranno da noi un supporto in questo senso. Siamo dovuti arrivare a questo, perché nel corso di questi anni, nonostante le nostre ripetute istanze, non ci è stata offerta alcuna soluzione ragionevole alla vicenda. Non sono bastate due manifestazioni popolari di oltre 5000 persone l’una, numerose e ripetute richieste per la decurtazione del 80% per il disservizio accertato, incontri con l’amministrazione Tenuta prima, con l’Organismo Straordinario di Liquidazione (OSL) poi, e con l’amministrazione Capalbo oggi. Nell’agosto 2018, avevamo avuto delle rassicurazioni, che si sono rivelate “promesse da marinaio” da parte dell’OSL, il quale ci aveva garantito il suo interessamento per una soluzione bonaria della questione Tributi. Ci dispiace purtroppo constatare la completa chiusura e la mancanza di rispetto verso la LACA ed i cittadini acresi da parte dell’OSL, dimostrandosi inaffidabile, disertando l’incontro previsto per il giorno 18 febbraio scorso. Incontro a cui è mancata anche l’amministrazione, impegnata, ci dicono, in una riunione di maggioranza. Sempre sul tema rifiuti, seguiamo con preoccupazione l’attuale situazione di emergenza che si è venuta a creare a causa della mancata raccolta sul territorio, dovuta alla congestione, forse dolosa, delle discariche a maggioranza private, per la quale non è possibile conferire i rifiuti. Tutto ciò, nonostante il comune di Acri sia uno dei pochi enti virtuosi nella raccolta differenziata. In questi anni, non abbiamo assistito parimenti a una diminuzione della tariffa. Inoltre, non riusciamo a comprendere come mai da 4 anni a questa parte la percentuale di indifferenziata (quella che va in discarica e che paghiamo “profumatamente”) rimane costante al 35%. I nostri concittadini ci segnalano infine di doversi tenere più settimane la spazzatura in casa, oppure di doversi organizzare con gruppi whatsapp con il personale adibito la raccolta differenziata per poter avere garantito un servizio pagato con le proprie tasse. Gradiremmo da parte dell’amministrazione acrese una maggiore attenzione ed una vigilanza più attenta del territorio e delle problematiche dei cittadini.

Comunicato stampa sui tributi comunali

La LACA ed il contenzioso sulla TARI 2014.

Sono passati ormai 5 anni da quando abbiamo iniziato la nostra protesta nei confronti dell’allora amministrazione Tenuta, per le bollette “pazze” relative ai tributi comunali sui rifiuti solidi urbani. Abbiamo chiesto a più riprese il decurtamento dell’80% sulla tariffa per effetto della mancata raccolta durata mesi, ma chi si è succeduto alla guida del Comune, Tenuta prima i commissari poi, ci hanno negato sempre questo diritto. Ora stanno arrivando i solleciti di pagamento, che nelle more del Comune dovrebbe interrompere la prescrizione. Sono arrivati anche a chi avrebbe già pagato per intero o in parte i relativi tributi. Abbiamo chiesto lumi al Comune sulla questione. Come al solito, i dipendenti dell’ufficio tributi fanno spallucce e liquidano la faccenda bollette scaricandola sui commissari dell’Organo Straordinario di Liquidazione e “consigliano” ai cittadini spaesati di rivolgersi direttamente all’Agenzia delle Entrate per la Riscossione (ex Equitalia). L’amministrazione Capalbo, con la quale abbiamo avuto degli incontri, ci ha assicurato di voler intercedere presso l’OSL per chiarire la vicenda. Il prossimo 24 gennaio abbiamo chiesto un incontro urgente con i commissari, i quali che dovrebbero venire ad Acri per definire altre questioni. Ai commissari avevamo chiesto che le bollette in sospeso venissero stornate e/o ricalcolate secondo la normativa vigente e le evidenze sottoposte loro. Con l’aiuto di alcuni legali, stiamo anche valutando un eventuale ricorso all’Agenzia per la Riscossione, ed ogni altra iniziativa volta alla definitiva risoluzione di questa annosa vicenda che è già durata fin troppo tempo. Vi aggiorneremo a breve non appena avremo nuove informazioni.

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