Sito della Libera Associzione Cittadini Acresi

Mese: Settembre 2018

Il confronto tra associazioni: la sintonia tra L.A.C.A. e “Sanità è Vita” ONLUS.

Il giorno 13 settembre scorso, si è tenuto un incontro tra la Libera Associazione Cittadini Acresi e l’associazione ONLUS “Sanità è Vita”, due associazioni no profit impegnate da anni a difesa degli ospedali dei loro comprensori, la Presila ed il Tirreno cosentini. All’incontro, al quale erano presenti i presidenti, Toscano e Cozza, oltre ad alcuni membri dei rispettivi direttivi, si è discusso dell’attuale situazione in cui versano gli ospedali di Acri e Praia a Mare, nonché delle iniziative da intraprendere per il loro rilancio.

L’ospedale di Praia a Mare, ridotto a Centro di Assistenza Primaria Territoriale (CAPT) per effetto del piano di rientro, con l’ultima sentenza del Consiglio di Stato n. 1153/2017, che ha nominato un commissario ad acta per dare esecuzione al giudicato della sentenza n. 2576/2014, deve essere ripristinato con i servizi ed i reparti che aveva in precedenza alla chiusura. “Risulta prioritario – hanno affermato gli esponenti dell’associazione “Sanità è Vita” – il ripristino della sala operatoria ed pieno il recupero della funzionalità del presidio di PS”. Si è evidenziata anche l’anomalia della RM, istallata oltre un anno fa, ma non operativa per mancanza di personale.

“L’ospedale di Acri, – affermano i componenti della LACA – punto di riferimento nella provincia cosentina prima del piano di rientro, è passato da 120 posti letto a non più di 50, e da ospedale per acuti a quello di area disagiata, con la perdita di reparti e di competenze acquisite in oltre 30 anni di attività”.

Entrambe le associazioni concordano sul fatto che il piano di rientro, ha fatto sì che venissero applicate per lo più le parti negative dei decreti commissariali e di rado quelle in cui era previsto un miglioramento dell’offerta sanitaria.

“Nella riorganizzazione della rete ospedaliera, non sono state tenute in considerazione le peculiarità dei territori, col risultato che i calabresi non si possono più curare dignitosamente, e in molti sono costretti ad andare fuori regione”. “Risulta necessario – continuano i componenti delle associazioni – eliminare la tipologia di ospedale di area disagiata, inserendo a pieno titolo entrambi i nosocomi nella rete ospedaliera regionale tramite la rimodulazione dell’offerta sanitaria”. “E’ ormai evidente che l’attuale modello HUB–SPOKE adottato è risultato fallimentare, non in grado di garantire assistenza adeguata ai cittadini calabresi.

Gli Ospedali di area disagiata come Acri e Praia a Mare inseriti nella rete degli ospedali per acuti potrebbero invece eseguire prestazioni di media – bassa intensità di cure, in modo da non gravare sugli Hub e Spoke di riferimento ormai al collasso.

I rappresentanti delle associazioni, infine, di comune accordo fanno appello alla politica locale (sindaci e presidente regionale) e nazionale (deputati, senatori e ministro della Salute), affinché ridiano ai calabresi la dignità di curarsi nel proprio territorio, con l’adozione di un nuovo modello di rete ospedaliera efficiente e funzionale.

A conclusione dell’incontro, sono state definite le prossime iniziative da intraprendere in maniera unitaria, per far sentire la voce dei cittadini ed il disagio che essi stanno vivendo.

Cambiano gli orchestrali, ma la musica rimane la stessa!

Apprendiamo con estrema preoccupazione che, dal primo di ottobre prossimo, i servizi del poliambulatorio di via Julia saranno spostati progressivamente presso il P.O. “Beato Angelo”.

Come associazione a difesa dell’ospedale cittadino, siamo stati sempre assolutamente contrari a questa soluzione perché non funzionale e soprattutto deleteria per la struttura ospedaliera: l’ospedale deve essere ospedale! A tal proposito, avevamo avuto rassicurazioni da parte del DS Cozzolino, sull’intenzione di stipulare un accordo con il commissario straordinario di Calabria Verde, sullo spostamento temporaneo degli ambulatori presso i locali di piazza San Domenico ad Acri, ma evidentemente manovre politiche, tra l’amministrazione comunale, provinciale (ASP) e regionale, di cui non cogliamo il senso, stanno facendo sì che vengano adottate soluzioni con effetti deleteri per il futuro del nosocomio acrese. La presenza degli ambulatori specialistici, non garantirà in alcun modo il miglioramento delle prestazioni ospedaliere, in quanto sono di natura diversa. Infatti, gli specialisti hanno contratti di consulenza per un giorno a settimana, per metà giornata, solo per visite programmate, quindi è impensabile possano dare una qualsiasi miglioria concreta alle prestazioni ospedaliere con queste modalità.

Altro punto dolente è la gestione degli spazi all’interno dei locali dell’ospedale: si avrà inevitabilmente una commistione tra pazienti ricoverati, i loro familiari, consulenti e pazienti esterni che accedono agli ambulatori.

Per noi, la destinazione “naturale” del terzo piano dell’ospedale è quella di ospitare il servizio di riabilitazione che dovrà affiancare il reparto di Lungodegenza con 15 posti letto, la cui realizzazione, come già stabilito nel decreto commissariale e nell’atto aziendale, non può più attendere.

La parola d’ordine sembra sempre la stessa: “a costo zero”. Infatti, per poter spostare gli uffici comunali da palazzo Gencarelli, inagibile, prevedendo una sede temporanea che magari diventi definitiva, senza spendere soldi. Quale destinazione migliore del poliambulatorio di via Julia, dopo averlo adeguato sismicamente? Ma per far ciò occorre spostare gli ambulatori altrove, e tenerli lì a tempo indefinito.

E’ ormai evidente che l’intenzione degli amministratori locali è stata sempre quella di far rimanere il poliambulatorio all’interno dell’ospedale, come peraltro ribadito in campagna elettorale, con la creazione dell’improbabile “cittadella della salute” frutto di un’idea distorta, partorita da chi non ha a cuore le sorti del nostro ospedale, ma solo ambizioni personali. A nulla sono valse le nostre richieste a questa amministrazione, da un anno a questa parte, a partire dal consiglio comunale aperto del 2017, per far sì che il nostro ospedale non diventi una RSA come invece rischia seriamente di divenire, con questa politica. A che servono sindaco, consiglieri e assessori, se occorre solo gestire l’ordinaria amministrazione senza una reale impronta che serva a rilanciare con coraggio il nostro ospedale, nonché il nostro territorio?

Facciamo appello alle forze politiche di minoranza, a tutte le associazioni, ed ai cittadini, affinché non assistano inermi al depauperamento definitivo del nostro nosocomio.

Chiediamo, infine, al DS dott. Giacomo Cozzolino, di rispettare gli impegni presi ed opporsi con ogni mezzo a chi vuole affossare ulteriormente l’ospedale.

Noi saremo sempre dalla parte di chi vuole difendere realmente i servizi sanitari sul nostro territorio.

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